99 giorni: fino ad oggi, tanto è trascorso dal 29 ottobre, data in cui il Consiglio Comunale ha approvato, col voto favorevole della maggioranza dei presenti in aula, il regolamento che istituisce il registro delle unioni civili.
Un atto di grande importanza simbolica, che consente a tutte le coppie “di fatto” residenti da almeno due anni a Pozzuoli e conviventi dallo stesso periodo di tempo, di potersi ufficialmente dichiarare come vera e propria “famiglia anagrafica”.
Una decisione che, come i nostri più assidui lettori ricorderanno, su proposta dal consigliere Tito Fenocchio (approvata il 3 ottobre dalla commissione consiliare preposta ai regolamenti prima di essere sottoposta al vaglio del consiglio comunale) è maturata al termine di un dibattito molto serrato e ha praticamente spaccato il parlamentino civico (anche all’interno degli stessi partiti) sulle convinzioni etiche dei singoli rappresentanti del popolo, ma che, alla fine, ha portato il “capoluogo” flegreo ad essere uno dei soli quattro comuni della Campania (insieme a Napoli, Portici e Bagnoli Irpino) ad aver assunto un provvedimento del genere.
E proprio quest’ultima circostanza aveva, infatti, portato alla ribalta mediatica Pozzuoli come città da prendere ad esempio per il riconoscimento di diritti che sono tuttora (e chissà per quanto tempo saranno ancora) oggetto di grande ed accesa discussione sia a livello politico che di opinione pubblica.
Ma tant’è. Dal 29 ottobre, tutti sanno che a Pozzuoli è stato istituito questo registro a beneficio di chi desideri iscriversi avendone i requisiti.
E’ davvero così?
Una coppia che abbia intenzione di usufruire di questa possibilità, trova il Municipio pronto a mettere in pratica la volontà espressa dal Consiglio Comunale?
Fino a ieri, lunedì 4 febbraio, la risposta è un categorico “no”.
Ma come, vi chiederete: oltre tre mesi fa il parlamentino civico ha forse perso tempo a discutere e ratificare una materia così delicata?
Per ora, i fatti dicono che a quella delibera consiliare, la numero 53, non è stato dato alcun seguito da chi avrebbe dovuto renderla praticabile nella realtà.
In nessun ufficio del Municipio esiste infatti il registro delle unioni civili.
E nessuno sa dire se e quando verrà materialmente istituito né quale sia la ragione per cui ancora non sia stato approntato.
Le uniche cose di cui si ha certezza sono quelle scritte negli unici atti ufficiali di cui finora chiunque può prendere visione.
Il primo atto è per l’appunto la delibera con cui il Consiglio Comunale ha istituito il regolamento specifico, delibera in cui si indica che il provvedimento, a partire dal primo giorno di affissione all’Albo Pretorio (9 novembre), viene assegnato per la sua esecuzione al dirigente dei servizi demografici, Carlo Pubblico.
Il secondo atto è contenuto nell’ultimo comma dell’articolo 6 del regolamento in questione, che stabilisce che deve essere la Giunta, con un provvedimento da assumersi entro 30 giorni dall’esecutività dell’atto, ad organizzare e disciplinare il registro delle Unioni Civili.
Ebbene: l’atto è diventato ufficialmente esecutivo a partire dal 25 novembre, ossia dopo la scadenza del termine di 15 giorni di pubblicazione della delibera all’Albo Pretorio.
Entro i 30 giorni successivi, cioè entro il 25 dicembre, l’Amministrazione avrebbe dovuto approvare una delibera per disciplinare la materia.
E’ stato prodotto dalla Giunta quest’atto fondamentale?
Basta cercare nell’archivio on line dell’Albo Pretorio per ottenere una risposta negativa.
Di un atto firmato da sindaco e assessori sul registro delle unioni civili non c’è traccia.
Delle due l’una: o non è stato ancora prodotto o, se è stato prodotto, non è stato reso pubblico alla cittadinanza attraverso il portale web istituzionale dell’Ente, ma soprattutto, se anche così fosse, non ha sortito alcun effetto concreto.
Perché, comunque sia, a Pozzuoli, nonostante l’approvazione avvenuta il 29 ottobre in Consiglio Comunale, il registro delle unioni civili non si è ancora “materializzato” ed appartiene attualmente alla categoria delle “buone intenzioni”.
Cosa se ne facciano delle “buone intenzioni” della politica le coppie “di fatto” che vorrebbero registrarsi come famiglia anagrafica, è facilmente immaginabile.
Tuttavia, ciò che bisognerebbe capire è: perché dagli atti non si è passati ai fatti?
Siamo di fronte ad una dimenticanza?
Ad una mancanza di volontà?
Ad una incapacità di procedere? Ad una difficoltà burocratica?
A problemi di “incomunicabilità” tra l’Amministrazione e il dirigente a cui la delibera consiliare è stata assegnata per renderla esecutiva?
Non è dato sapere.
Al Municipio, sulla vicenda regna un imbarazzato (e imbarazzante) silenzio.
Un silenzio rotto da Tito Fenocchio, il consigliere comunale da cui, a giugno, è partita la proposta (poi ratificata dal parlamentino civico) di istituire il registro delle unioni civili.
“Su questa materia –dice Fenocchio- sono inadempienti sia il dirigente preposto sia la Giunta, in quanto il dirigente doveva predisporre gli atti per rendere esecutivo il deliberato del consiglio comunale. Le aspettative in città sulle unioni civili sono numerose, così come emerge in numerose interviste rilasciate ultimamente dal sindaco in proposito. Ed è assurdo che un’iniziativa così importante venga di fatto resa inutile dalle inadempienze di dirigenti e assessori che voglio essere buono a definire soltanto incapaci, perché altrimenti dovrei pensare che sono orientati a non rendere praticabile l’istituzione del registro. Il mio invito è al sindaco affinchè, nella sua qualità di primo consigliere della città, faccia immediatamente rispettare la volontà del consiglio comunale. In caso contrario, sarò costretto a diffidare l’Amministrazione alle autorità competenti per un atteggiamento che mi sembra chiaramente omissivo”.
Fenocchio dunque non esclude addirittura un esposto al Prefetto nel caso in cui non si attivino immediatamente tutte le procedure (già in forte ritardo rispetto alla tempistica stabilita dall’articolo 6 del regolamento) per istituire materialmente il registro delle unioni civili.
Si dovrà arrivare davvero a scomodare l’ufficio territoriale del governo per rendere operativa una scelta politica?
Staremo a vedere…
(da “Il Corriere Flegreo” del 5 febbraio 2013)