Seconda sanatoria nell’arco di 14 mesi per gli occupanti abusivi delle case popolari. La decisione è stata presa martedì sera dal Consiglio Regionale, che, nell’approvare la propria legge finanziaria per l’anno in corso, ha stabilito che potrà mettersi in regola anche chi si è impossessato illegalmente di un alloggio di edilizia residenziale pubblica entro il 31 dicembre 2010.
Il termine precedente per poter accedere a questo beneficio (stabilito con la legge regionale numero 1 del 27 gennaio 2012, che aveva già modificato la legge regionale numero 13 del 14 aprile 2000 a proposito di questo delicatissimo argomento) era infatti fissato al 31 dicembre 2009.
In sostanza, dunque, la sanatoria si è allungata di un altro anno (ma fino al 2011 erano regolarizzabili soltanto le occupazioni abusive effettuate fino al 31 dicembre 1998) e, dalle prime stime, si prevede che potrà interessare almeno un altro centinaio di famiglie residenti senza titolo nelle case popolari di proprietà del Comune o dell’Iacp.
Nel testo approvato dal Consiglio Regionale si prevedono però anche altre novità sul tema.
Prima fra tutte, a proposito delle cause di non concessione della sanatoria, l’obbligo, per gli enti gestori di questi alloggi, di richiedere “le certificazioni riguardanti i provvedimenti giudiziari ed amministrativi pendenti e definitivi dei soggetti e dei relativi nuclei familiari richiedenti la regolarizzazione”.
In pratica, Comune e Iacp dovranno monitorare attentamente la fedina penale di chi chiede la sanatoria, per evitare che i nuovi inquilini “ufficiali” possano essere persone condannate, imputate o indagate per reati gravi.
Si accorciano anche i tempi per presentare la domanda di nuova sanatoria, che ora dovrà essere esibita entro 90 (e non più 180) giorni dalla data di pubblicazione della legge sul Bollettino Ufficiale della Regione Campania.
L’ultima novità riguarda infine il subentro: se il legittimo assegnatario ha trasferito la propria residenza o ha abbandonato la conduzione dell’alloggio, possono entrare al suo posto “i parenti di primo grado e in linea retta, il coniuge o convivente more uxorio e i collaterali facenti parte del nucleo familiare da almeno due anni”.
La precedente norma stabiliva infatti che il subentro era possibile per i parenti inseriti nel nucleo familiare da almeno cinque anni: ora, dunque, questo termine si riduce di oltre la metà.
Comune e Iacp si dovranno quindi attrezzare al più presto per mettere queste famiglie nella possibilità di presentare le documentazioni entro tre mesi dalla data di pubblicazione della legge sul Burc.
Un tempo relativamente breve che si spera non produrrà difficoltà a chi è interessato a questa sanatoria.
“Abbiamo lavorato nell’ottica di un percorso già iniziato l’anno scorso –è il commento del consigliere regionale Pasquale Giacobbe, capogruppo vicario del Pdl- dando la possibilità di regolarizzare la propria posizione alloggiativa ad un altro nutrito gruppo di famiglie meno abbienti, che, in molti casi, non arrivano nemmeno alla prima settimana del mese. E’ una risposta concreta ad un’emergenza sociale reale e da parte del consiglio regionale ad oggi c’è la volontà politica di non procedere ad ulteriori sanatorie del genere in futuro. Ma agli enti gestori del patrimonio di edilizia residenziale pubblica, sindaci e Iacp, abbiamo dato anche uno strumento per fare in modo non solo che si abbia un controllo sui precedenti penali di chi chiede la sanatoria, ma anche per iniziare finalmente ad assegnare, secondo apposite graduatorie, tutti gli alloggi che dovranno essere liberati da chi li occupa illegalmente”.
Ma il provvedimento della Regione non soddisfa completamente i sindacati inquilini.
“E’ giusto rispettare la legge e consentire la regolarizzazione alloggiativa a famiglie che hanno grandi difficoltà economiche –sostengono Pasquale Di Bonito dell’Uniat e Gaetano Palumbo del Sunia- Ma qualsiasi sanatoria dovrebbe avere la data più recente possibile e sarebbe stato opportuno che si mettesse un punto definitivo su questa vicenda estendendo la sanatoria a tutte le occupazioni abusive compiute entro il 31 dicembre 2012. Innanzitutto per evitare di dover procedere ad altre sanatorie in futuro, ma anche per non lasciare nei guai tantissime altre famiglie che hanno occupato abusivamente le case popolari dal 1°gennaio 2011 e che di fatto risultano discriminate rispetto a quelle che si sono comportate allo stesso modo fino al 31 dicembre 2010”.
Gli stessi sindacati inquilini (Gaetano Palumbo del Sunia, Angelo Cucchiara del Sicet, Pasquale Di Bonito dell’Uniat e Raffaele Formisano della Cgil Casa) hanno inoltre chiesto ed ottenuto per le 13 di lunedì prossimo 22 aprile un incontro urgente con l’assessore al patrimonio Roberto Gerundo e il dirigente al ramo Matteo Sperandeo per discutere di quanto già stabilito in un protocollo d’intesa siglato a gennaio tra le parti su “volture, sanatoria, gestione amministrativa, piano di risanamento delle morosità pregresse e la grave e continua emergenza in cui versa il patrimonio abitativo pubblico, che necessita costantemente di manutenzione ordinaria e straordinaria”.
Uno dei problemi principali è il recupero delle morosità, avviato dal Comune con apposite diffide legali.
Dalle lettere ricevute da molti inquilini, si evince infatti che il Municipio non esclude di aver chiesto somme già pagate dai cittadini o addirittura pigioni datate ben oltre i cinque anni in cui scatta la “prescrizione” ai sensi del codice civile senza che nel frattempo siano mai stati interrotti questi termini.
I sindacati chiedono anche che siano riviste le modalità con cui il cittadino moroso può accedere alla rateizzazione del debito, attraverso una modifica del regolamento (approvato il 4 aprile 2012 dal commissario straordinario Ugo Mastrolitto) che tenga conto, oltre che della somma da pagare, anche del reddito del debitore.
Ma nell’incontro di lunedì prossimo, i sindacati inquilini ribadiranno all’assessore e al dirigente al patrimonio la loro “ricetta” per evitare nuove occupazioni di case popolari.
Una “ricetta” diversa e molto più semplice da quella indicata dall’Amministrazione con un manifesto pubblico affisso il 5 aprile per le strade cittadine (“non rilasciare la residenza in sostituzione di una precedente, qualora non autorizzati; non rilasciare la residenza ad integrazione di un precedente stato di famiglia se non a parenti ed affini sino al secondo grado; diniegare la fornitura idrica qualora richiesta da un nuovo inquilino non riconosciuto dagli uffici comunali; distaccare la fornitura idrica qualora il legittimo assegnatario chieda un trasferimento di residenza ad altra destinazione; richiedere il distacco delle utenze energetiche all’ente gestore nei casi di cui ai precedenti due punti; diniegare, di concerto con l’Enel, la fornitura elettrica richiesta da un nuovo inquilino non riconosciuto dagli uffici comunali; denunciare nelle sedi giudiziarie competenti, civili e penali, sia il soggetto cedente sia quello subentrante”).
Per le organizzazioni di categoria, infatti, il fenomeno della compravendita illegale di questi alloggi può essere stroncato in un solo modo: applicando la legge regionale, che stabilisce multe da 15mila a 25mila euro a carico di chi non denuncia l’occupazione abusiva della casa popolare di cui è legittimo assegnatario o non restituisce le chiavi al proprietario (Comune o Iacp) nello stesso momento in cui ha deciso di abbandonarla quando non gli subentra nessun convivente che ne abbia diritto.
(da “Il Corriere Flegreo” del 18 aprile 2013)