Rione Terra: ci sarà un “asso pigliatutto”?
Come e da chi deve essere gestito il rione Terra? Proprio mentre oggi cade il 43° anniversario dello sgombero della rocca, avvenuto il 2 marzo 1970, il tema che arrovella la politica e l’opinione pubblica torna prepotentemente di attualità grazie al dibattito che si è aperto dopo una decisione presa dall’Amministrazione.
Ossia quella di spendere circa 20.000 euro per una consulenza esterna (affidata ad una società di Rimini, la “Trademark Italia”, che si è proposta al Comune per questo incarico) che dovrà tracciare le “linee-guida per lo sviluppo turistico-commerciale del rione Terra”.
Nella determina di assegnazione dell’incarico (la numero 2287 del 28 dicembre scorso, firmata dal segretario generale comunale Matteo Sperandeo), si legge infatti che “i lavori del 5° lotto sono stati ultimati e collaudati e possono quindi già essere riconsegnati alla fruibilità dell’Ente e della collettività sia la piazza sia i palazzi destinati ad uffici pubblici posti su via Cavour denominati insule 22, 23 e 25 per una superficie utile totale di circa 2.250 metri quadrati”, che “con l’ultimazione dei lavori dell’8° e 9° lotto, prevista per ottobre 2013, sarà inoltre liberata dalle attività di cantiere tutta l’area che si estende dall’ingresso di via Marconi al tempio-duomo”, che “con il collaudo dei lavori del 5° lotto e l’ultimazione dei lavori dell’8° e 9° lotto sarà quindi completato il 70% delle opere relative a tutto il rione Terra e potrà essere avviata a gestione il 50% della ricettività turistica, tra cui 53 stanze d’albergo per un totale di 115 posti letto, 7 botteghe artigianali, 3 bar, un ristorante da 45 posti, un museo civico da circa 1.700 metri quadrati e un museo Diocesano di circa 600 metri quadrati, oltre ad una serie di edifici pubblici tra cui Sedile dei Nobili, Palazzo Migliaresi, Palazzo De Fraja, il Palazzo Vescovile e il Tempio-Duomo, oltre al cosiddetto percorso archeologico”, che “l’avvio definitivo e la messa in rete del rione Terra con il patrimonio artistico, culturale, monumentale, storico, termale e religioso di Pozzuoli, valorizzerà l’offerta turistica non solo della città ma dell’intero territorio flegreo, calamitando l’interesse dei maggiori tour operator internazionali, delle agenzie di viaggi, dei crocieristi, del web e degli addetti ai lavori” e che “l’avanzamento delle opere che interessano il rione Terra impone” al Comune “di prendere con urgenza decisioni riguardanti sia l’utilizzo dei fabbricati già realizzati e in corso di completamento sia il percorso da fare per arrivare alla gestione della parte turistica-ricettiva”.
Insomma, secondo l’Amministrazione, è arrivato il momento delle scelte.
Scelte che però dovranno passare attraverso le decisioni del Consiglio Comunale.
E dal parlamentino civico arrivano già i primi fermenti.
Sulla base del contenuto di questa determina, ad esempio, due consiglieri di opposizione (Tito Fenocchio e Salvatore Maione) hanno chiesto il 7 febbraio (senza ancora ottenere risposte ufficiali dopo ben 23 giorni) al segretario generale “copia dei certificati di ultimazione dei lavori e di collaudo del 5°lotto del rione Terra”.
Dove siano queste carte e perché tardino ad essere esibite, resta un mistero ancora da chiarire.
Di certo, da qualche parte devono stare: altrimenti, nella determina di affidamento della consulenza in questione, lo stesso segretario generale Sperandeo non avrebbe potuto affermare che questo lotto del rione Terra è stato già ultimato e collaudato.
Ma tant’è: aspettando che le documentazioni si “materializzino”, sta accadendo anche molto altro.
Succede, ad esempio, che, sempre nella determina di affidamento della consulenza, la società incaricata dello studio ipotizzi di definire “un bando di gara con le indicazioni di management, di marketing e di accoglienza, teso ad assegnare ad un unico interlocutore la gestione del complesso immobiliare, dei percorsi archeologici e dei servizi del rione Terra (accoglienza logistica, biglietterie, packaging, pubblicità, promozione, relazioni pubbliche, manutenzione ordinaria, sicurezza, percorso museale, ricettività alberghiera, esercizi di ristorazione, esercizi commerciali eccetera)”.
Insomma, il consulente dell’Amministrazione è orientato a suggerire alla politica una gestione “monocratica” del rione Terra, praticamente una sorta di “asso pigliatutto” destinato a diventare il vero e proprio “padrone” della rocca.
Ma è davvero questo il modello di gestione che vuole il consiglio comunale, espressione della volontà popolare e dunque di tutti i cittadini, giacchè il rione Terra è proprietà dell’intera città?
E’ quanto abbiamo cercato di capire anche alla luce di una lunga lettera che nei giorni scorsi ci ha inviato l’ex consigliere comunale Giacomo Bandiera, esperto nella gestione e valorizzazione dei beni culturali, ma anche politicamente molto vicino all’Amministrazione, al punto tale da essere stato (per conto di Sinistra e Libertà) uno degli estensori del programma elettorale di Figliolia e della coalizione di centrosinistra.
Già appare un fatto molto singolare che un sostenitore di chi governa la città scelga la stampa per esprimere il proprio pensiero anziché rivolgersi direttamente alle cosiddette “stanze dei bottoni” (dove, almeno in teoria, dovrebbero ascoltarlo).
Ma forse la spiegazione di questa scelta di Bandiera è dovuta proprio alla sua opinione sullo scenario che si potrebbe prefigurare per il rione Terra.
Nella sua lettera, infatti, l’ex consigliere non solo propone di gestire la rocca attraverso una “fondazione di partecipazione”, ma sottolinea anche con forza che, a suo parere, “ogni ipotesi di conferimento unico e generalizzato, con bando concessorio pluriennale ad un unico soggetto, è un’ipotesi da non perseguire, in quanto antieconomica ed in contrasto con la natura stessa del bene. Un bene, giova ricordarlo, della città tutta, formatosi nella storia sociale, economica, politica e culturale della nostra comunità e di ogni singolo suo componente. Non penso di esagerare –aggiunge Bandiera- definendo una possibile, ancorchè azzardata, concessione ad un unico soggetto, un’espropriazione all’inverso: dal pubblico, dalla città, ad un singolo. Soprattutto se l’intera operazione viene concepita tenendo in primo, ed esclusivo, piano solo la natura del bene quale possibile soggetto economico nel settore alberghiero-ristorativo. E’ e sarebbe una visione miope e riduttiva del rione Terra, foriera di scelte sbagliate e non economicamente sostenibili”.
Secondo Giacomo Bandiera, invece, “la fondazione di partecipazione costituisce il nuovo modello italiano di gestione di iniziative nel campo culturale e no profit in genere. E’ un istituto senza scopo di lucro, al quale si può aderire apportando denaro, beni materiali o immateriali, professionalità o servizi. Sarebbe questo il primo passo da effettuare, per poi giungere alle scelte susseguenti, in ordine, per esempio, a bandi o contratti, per poter ragionevolmente affrontare le stesse nel segno della trasparenza massima e di un coinvolgimento vero della comunità flegrea”.
Bandiera, insomma, lancia un pesante “sasso” nello “stagno” e lo fa nella speranza di “aprire un possibile, auspicabile, confronto pubblico” sulle scelte in merito al rione Terra.
Noi, questo dibattito abbiamo provato a stimolarlo.
E abbiamo cercato di capire dai consiglieri comunali cosa pensano di questa consulenza e soprattutto di un’ipotesi di gestore unico del rione Terra.
Ecco dunque le posizioni di tutti i capigruppo.
A cominciare dagli esponenti di maggioranza.
Secondo Elio Buono (Pd), “si tratta di un atto in linea con l’orientamento assunto quasi all’unanimità dal consiglio comunale e con quanto scritto nel programma elettorale del centrosinistra. Tra l’altro, il sindaco, in uno dei primi consigli comunali, ha ribadito che la questione del Rione Terra sarà oggetto di un’ampia discussione che coinvolgerà l’intero consiglio comunale. Non stiamo facendo delle scelte se non quella già assunta di cercare forme e modi per avviare da subito la gestione delle parti già ultimate del rione Terra e restituire alla città la possibilità di fruire di un complesso che rappresenta la storia per tanti cittadini puteolani. Al professor Aureliano Bonini (presidente della “Trademark Italia”, la società consulente dell’Amministrazione per individuare le forme di gestione del rione Terra, n.d.r.) è stato affidato solo il compito di redigere uno studio e formulare proposte. Il Consiglio Comunale, organo massimo di rappresentanza della città, sarà deputato a individuare, sulla scorta degli atti e degli studi predisposti, la migliore soluzione possibile. E’ certo che la scelta dovrà essere, anche qui in coerenza con quanto stabilito dalle linee programmatiche del centrosinistra, oggetto di partecipazione non solo di tutte le forze presenti in consiglio comunale ma dell’intera collettività”
A giudizio di Mario Massimiliano Cutolo (Udc), invece, “anche se il Comune si è affidato ad un grande professionista, non credo che in Campania non ce ne fosse uno altrettanto capace di effettuare questo studio. Nel merito della questione, il rione Terra è dei cittadini ma penso che non si debba vivere nel suo ricordo e lasciare la sua bellezza fine a se stessa: il rione Terra deve essere una risorsa per la città e deve essere gestito da imprenditori capaci e autorevoli. Io sono per la partecipazione dei privati e per l’esternalizzazione di tutti i servizi sempre e comunque. Però dobbiamo stare attenti: su un unico soggetto si deve accentrare la volontà progettuale ma non la gestione. Dunque, per il rione Terra dico sì all’intervento dei privati ma sempre sotto il controllo del Comune”.
Un “controllo pubblico su tutto ciò che avverrà al rione Terra” auspicato anche da Michele Luongo (Sel) “al di là del modello di gestione, su cui è giusto che vi sia un’ampia discussione”.
Vincenzo Bifulco (Pozzuoli.Bene Comune) sostiene invece di essere “d’accordo sull’affidamento di questo incarico che potrà servire a fornire indirizzi alla politica, ma è ovvio che su una materia così delicata dovrà essere il Consiglio Comunale a decidere. Bisogna avere le idee ben chiare sulla gestione del rione Terra. Aspettiamo le proposte che emergeranno da questa consulenza e le valuteremo”.
Per Paolo Tozzi (Verdi), “siccome non c’è mai stata un’idea chiara su quello che si vuole fare al rione Terra, avere un punto di partenza è importante, visto che si sono accavallate una serie di intenzioni su utilizzo e valorizzazione della rocca che hanno creato una forte confusione. Ora bisogna riordinare le idee e fare chiarezza, vagliando più proposte sul modello di gestione, da discutere in consiglio comunale ma coinvolgendo anche i cittadini. Mi auguro soltanto che tutto ciò sia definito e completato in tempi relativamente brevi”.
Ed ecco cosa pensano i capigruppo di opposizione.
Per Filippo Monaco (Pdl), “si è partiti già col piede sbagliato, giacchè ogni discussione sull’utilizzo e la messa a reddito del patrimonio del rione Terra doveva passare per un indirizzo preventivo del Consiglio Comunale. Va bene anche affidare una consulenza, ma solo dopo e non prima di una decisione che deve passare per il parlamentino civico. Ciò detto, a mio avviso non penso che non esistano studiosi e tecnici locali in grado di dare indicazioni del genere, per cui credo che la scelta di non affidare una consulenza del genere a chi realmente vive la città e conosce la storia e la realtà puteolana, sia una mortificazione per le tante intelligenze e professionalità che abbiamo a Pozzuoli. E, comunque sia, ripeto, siccome il consiglio comunale non è composto da ebeti, le linee guida su cui basare uno studio di questo tipo potevano e dovevano essere decise da tutti gli eletti dal popolo”.
Tito Fenocchio (Uniti per la Libertà) affronta poi il merito specifico della questione: “Sono d’accordo sull’ipotesi di un gestore unico per il patrimonio immobiliare del rione Terra. Ipotizzo però una società mista di seconda generazione, a maggioranza di capitale privato. Al patrimonio di questa società dovrebbero essere conferiti tutti i beni del rione Terra, poi si dovrebbe espletare un bando ad evidenza pubblica per trovare un partner privato che acquisti il 60% del capitale, con funzioni di controllo affidate al Comune. La società dovrebbe gestire tutti i servizi del rione Terra e con bandi ad evidenza pubblica assegnare i singoli immobili e gestire in proprio le parti comuni, assumendo manodopera locale per tutti i servizi di propria competenza. Io credo che con questo sistema potremo dare risposte lavorative ad almeno 200 disoccupati puteolani. Voglio solo augurarmi che l’analisi dei flussi turistici che sarà eseguita dal professor Bonini non sia uguale a quella che un altro tecnico incaricato dall’Amministrazione ha realizzato sui flussi di traffico per modificare il piano di viabilità…”.
Salvatore Maione (Fli) ne fa invece soprattutto una questione di metodo: “Sul rione Terra ci sono ancora troppe incognite e verità nascoste. Il sindaco ha responsabilità e non risponde in maniera adeguata alle richieste da noi effettuate per conoscere lo stato dell’arte in cui oggi versa il rione Terra. E’ troppo riduttivo, con una semplice determina, assegnare ad una società, che non è nemmeno del nostro territorio, il compito di redigere la proposta sul futuro della rocca. Credo che, per correttezza e rispetto dei cittadini, il sindaco avrebbe dovuto preventivamente convocare un consiglio comunale monotematico, perché il rione Terra è della città di Pozzuoli ed in forma sintetica è espressione della volontà del consiglio comunale. Quindi, non si sa per quale motivo Figliolia, sulla questione più importante che riguarda la nostra città, continua a muoversi in solitudine, come se il rione Terra si chiamasse Rione Figliolia. Vorrei ricordargli che i sindaci passano, ma il rione Terra resterà sempre un bene della città”.
Insomma, com’era facile prevedere, l’argomento-rione Terra è destinato ad infiammare il dibattito sia in seno alla politica sia tra i cittadini.
In attesa di capire cosa accadrà, l’unico auspicio è che, qualsiasi soluzione si dovesse trovare, sia non solo quanto più possibile condivisa da tutti coloro che rappresentano i puteolani nel consesso civico, ma soprattutto improntata a creare vera ricchezza per Pozzuoli e non a soddisfare eventuali “appetiti” che non hanno nulla a che vedere con il “bene comune”.
(da “Il Corriere Flegreo” del 2 marzo 2013)