Il Comune di Pozzuoli viola la privacy e corre ai ripari (1 Luglio)
Pubblicando le generalità complete di un minore disabile e addirittura la malattia di cui soffre, il Comune di Pozzuoli si è macchiato di una delle più clamorose ed assurde violazioni della privacy che la legge possa contemplare.
E' accaduto con la determina numero 343 del 26 febbraio scorso (pubblicata all’Albo Pretorio on line dal 4 al 19 marzo) firmata dal dirigente comunale alla Pubblica Istruzione, Carlo Pubblico: determina in cui si fa, infatti, riferimento all’acquisto, da parte del Comune, di un banco speciale a beneficio di un alunno disabile che frequenta una scuola elementare puteolana.
Un atto in cui, per 15 giorni consecutivi, chiunque l’abbia letto ha potuto visionare il nome e il cognome del bambino beneficiario dell’intervento, l’istituto da lui frequentato e, in allegato, perfino il referto medico stilato dall’ambulatorio di neuropsichiatria dell’età evolutiva dell’Asl, in cui si attesta l’esatta patologia dell’alunno allo scopo di giustificare la necessità di comprare, a spese della collettività, un ausilio didattico particolare.
Il tutto, in aperta violazione del codice in materia di protezione dei dati personali e delle linee guida del Garante della Privacy) che vietano la diffusione di dati idonei a rivelare lo stato di salute dei cittadini anche (e a maggior ragione) quando queste informazioni sono contenute in atti e documenti amministrativi finalizzati alla diffusione sul web per la trasparenza amministrativa dell’attività istituzionale.
Del caso, se n’era immediatamente occupato l’assessore alla Trasparenza Teresa Stellato, che, dopo aver appreso (grazie a chi vi scrive) della mostruosa violazione di legge compiuta dal Municipio, con una disposizione urgente datata 20 marzo, stabilì l’immediata rimozione di quella determina dall’Albo Pretorio on line e la sua ripubblicazione nel rispetto delle norme vigenti, ossia cancellando tutti i dati che potessero far risalire all’identità del minore ed alla sua patologia.
Disposizione che, per la verità, è stata applicata senza indugio dall’ufficio competente, tant’è che, oggi, se si va a cercare quella determina nell’archivio storico dell’Albo Pretorio on line, la si trova “depurata” in tutte le sue parti dalle generalità del minore, dalla scuola frequentata dal bimbo e dall’allegata relazione dell’Asl che attesta la patologia di cui purtroppo soffre l’alunno in questione.
Ciò non sminuisce la gravità dell’accaduto, il rischio che tuttora il Comune corre sia di pesanti sanzioni da parte del Garante della Privacy sia di una richiesta di risarcimento danni da parte della famiglia di quel bambino e l’ancora più assurda circostanza che ad accorgersi di tutto ciò sia stato un giornalista e che a prendere provvedimenti sia stato un amministratore comunale venuto casualmente a conoscenza di un qualcosa che, con un minimo di attenzione, si sarebbe potuto e dovuto evitare preventivamente in uffici municipali ben diversi da quelli di un assessore.
E’ importante però che al Comune siano consapevoli di averla combinata davvero grossa e che, dopo questo episodio a dir poco increscioso, si stiano attrezzando per evitare ulteriori e pericolosissimi “scivoloni” del genere.
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LA NOTA DEL SEGRETARIO GENERALE
Infatti, il 21 marzo, il segretario generale dell’Ente, Matteo Sperandeo, anch’egli scandalizzato da quanto accaduto, ha scritto una lunga nota indirizzandola ai due dirigenti municipali (Mino Cossiga e Carlo Pubblico), all’ufficio che gestisce l’Albo Pretorio on line, al funzionario responsabile dell’ufficio affari generali e, per conoscenza, al sindaco Figliolia e agli assessori Stellato, Fumo e Trincone.
Il documento è una vera e propria “circolare esplicativa” sulle “modalità operative per il trattamento dei dati personali nelle attività connesse alla pubblicazione e alla diffusione di atti, provvedimenti e documenti dell’Ente” secondo il Codice della Privacy e due delibere del Garante per la protezione dei dati personali, la numero 17 del 19 aprile 2007 e la numero 88 del 2 marzo 2011.
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Seguendo “alla lettera” queste istruzioni, dunque, all’Albo Pretorio on line non dovremmo più vedere pubblicati, da ora in poi, atti che ledono la privacy dei cittadini.
Lo speriamo: non solo per i diretti interessati, ma anche per evitare che il Comune possa essere condannato a pagare multe e risarcimenti di non lieve entità (somme che finirebbero col ricadere sul già disastrato bilancio dell’Ente nel caso in cui al Municipio, come purtroppo temiamo, nessuno avesse il coraggio di farle sborsare a chi produce “scempi” del genere) soprattutto alla luce di quanto ha già fatto sapere, a proposito di simili violazioni avvenute in altri Enti locali, Antonello Soro, presidente dell’autorità a garanzia della protezione dei dati personali. E cioè che “la sacrosanta esigenza di trasparenza della Pubblica Amministrazione non può trasformarsi in una grave lesione per la dignità dei cittadini interessati. Prima di mettere on line sui propri siti dati delicatissimi come quelli sulla salute, le pubbliche amministrazioni, a partire da quelle più vicine ai cittadini, come i Comuni, devono riflettere e domandarsi se stanno rispettando le norme poste a tutela della privacy. E devono evitare sempre di recare ingiustificato pregiudizio ai cittadini che amministrano. Oltretutto, errori gravi e scarsa attenzione alle norme comportano come conseguenza che il Garante debba poi applicare pesanti sanzioni”.